Eliana è una donna perfetta. E’ sempre controllata e sobria, solo raramente le ho sentito alzare la voce e poi è sempre elegante, mai un capello fuori posto, il trucco sbavato o qualcosa di simile. Mi piace perché è bionda, slanciata, con grandi occhi azzurri. Ha solo trent’anni ma lavora già come avvocato nello studio del padre. E’ il lavoro adatto a lei che sa sempre trovare le parole giuste in ogni occasione, ha una logica stringente, che inchioda.
Insieme siamo una bella coppia, io ingegnere informatico, quadrato, preciso, senza troppi grilli per la testa, lei che è un giusto mix, efficiente e concreta, eppure frivola quando serve, pur se con misura. Inoltre sa muoversi bene anche nell’alta società.
Stiamo insieme da tre anni e non abbiamo mai litigato o quasi.
Non ce n’è bisogno, siamo persone a modo, ci vogliamo bene, per capirci basta uno sguardo.
Allora perché mi sono innamorato di Beatrice?
A me sono sempre piaciute le donne sofisticate, con i tailleur avvitati, le calze con la riga, femminili ma anche determinate.
<E dolci come una caramella frizzante alla magnesia>, Beatrice mi rintuzza, quando ne parliamo.
Lavoriamo insieme in un grosso portale internet, lei si occupa di grafica.
Eliana non le è simpatica e poiché la ragazza non ha peli sulla lingua non manca di rimarcarlo ad ogni occasione
Naturalmente non sa che sono innamorato di lei, né io ho la minima intenzione di dirglielo, non so nemmeno come la prenderebbe, tremo al pensiero che potrebbe farci su una grassa risata.
E’ talmente particolare e dissacrante che da lei c’è da aspettarsi di tutto.
Cominciamo dal look.
Ci sono giorni che Beatrice arriva al lavoro come fosse uno scaricatore di porto : jeans, stivali da motociclista, maglioncini strizzati dei colori più improbabili, fuxia, giallo limone, verde bandiera con i profili rosa, un orrore, insomma.
Diciamo che lo stile non sa proprio cosa sia, per non parlare della classe.
Intanto ha il seno rifatto e io odio le donne gonfiate dal silicone.
Quando non ha i pantaloni osa un look da femme fatale. Micro gonne, camicette e magliette attillate con il seno che occhieggia più del dovuto, tacchi 12.
Una truzza fatta e finita, ecco cos’è.
Volgare da fare schifo, da vergognarsi a camminarci insieme, eppure mi rimescola il sangue.
Quando passa davanti alla mia scrivania mi sale la pressione.
Mai desiderato una donna con questa intensità.
Donna è una parola grossa. Beatrice è una scatenata, una senza regole, una che dice quel che le passa per la testa senza il minimo freno inibitore.
Ieri eravamo in mensa.
Capita di mangiare vicini.
A un certo punto mi suona il cellulare, era Eliana.
Parlo un po’ con lei e quando metto giù Beatrice mi fa:
<Ma stavi parlando con la tua ragazza o con tua nonna?>.
<Con Eliana perché?> ribatto già sulla difensiva.
E lei mi fa il verso, in falsetto.
<Sono contento che tu abbia vinto la causa, del resto non c’erano dubbi. Adesso ti puoi rilassare. Sì ti ho comperato le tisane alla melissa e al bergamotto, sì quelle solubili, ne ho aggiunta anche una che mi ha consigliato l’erborista: finocchio e lavanda, digestiva, dice che è una meraviglia>.
<Bè e allora?> ringhio.
<Allora quando fate l’amore prima pigliate la tisana al peperoncino? Ammesso e non concesso che l’algida si conceda.– dimenticavo, Beatrice non chiama mai Eliana con il suo nome , per lei è semplicemente algida –Per sgelarla un po’ quante tisane bollenti ti ci vogliono? E’ questa la tua arma segreta con lei?>.
<Cos’è sei gelosa?> adesso sono io che a mia volta le faccio il verso.
Ride di gusto .
<E di chi, di te? Già la ragazza che ti sei scelto la dice lunga sul tuo quoziente di mascolinità>.
Io prima o poi la strozzo. Avrei voluto darle una dimostrazione lì, sul posto della mia ‘mascolinità’ come la chiama lei, sarebbe stata la migliore delle risposte.
Invece mi sono limitato a cantargliene per le rime.
C’è un limite a tutto.
<Primo, la cosa non ti riguarda minimamente e poi ti assicuro che Eliana non ha mai avuto di che lagnarsi di me>.
<Per forza, quella non ha sangue nelle vene ma Chanel 5. E’ tutta perfettina tutta leccata, perbenino, con la puzza sotto il naso, cammina sempre così impettita che sembra abbia un palo al posto della spina dorsale. Ma come diavolo fa a lasciarsi andare, una così?>.
Ditemi voi, cosa devo fare con Beatrice? Riesce a scatenare i miei istinti più bassi: a fasi alterne vorrei riempirla di botte oppure farci l’amore e dimostrarle finalmente di che pasta sono fatto.
Magari prima una e poi l’altra cosa, non sarebbe male, così finalmente mi sfogherei.
Ovviamente invece mi castro.
<Non mi piace, la trovo volgare, esagerata, sboccata, eccessiva, aggressiva, indisponente e allora perché non faccio che pensare a lei?> mi apro con Dario, mio fratello.
<Perché ti fa sangue, in fondo questa Beatrice non ha tutti i torti. Eliana è la tua donna ideale, ti somiglia in tutto e per tutto, la conosci a tal punto che è scontata per te, non è più in grado di accenderti nessuna emozione. L’amore invece è fantasia, è il caos totale. Come un vento violento che spalanca una finestra e scompiglia ogni cosa all’interno di una stanza. L’amore è maleducato, non bussa prima di entrare , non chiede permesso. Anche lui non ha decenza e se ne frega dei tuoi gusti, di quello che è bene e di quello che è male. Eros, per fortuna non conosce regole>.
Dario ha parlato tutto d’un fiato. Mi sono confidato solo con lui, perché da sempre ci diciamo tutto. Però non la pensiamo mai o quasi mai nella stessa maniera.
Io sono ingegnere, lui diplomato al conservatorio e direttore d’orchestra, la differenza salta all’occhio.
Dario è un sognatore, un ragazzo d’altri tempi, teorizza sulla potenza dell’amore come avrebbe fatto una collegiale nel 1800.
Al diavolo l’amore!
Fino a prova contraria sono io a dirimere la mia vita.
E poi chi ha parlato d’amore?
Beatrice mi attrae, ci andrei volentieri a letto ma non potrebbe mai essere la mia compagna di vita, alla sola idea mi viene l’orticaria.
Anche Eliana però non aiuta.
Questa sera mi ha trascinato a un vernissage pallosissimo.
La guardo mentre sorride a destra e a manca.
Il parterre le somiglia, tutte le donne sono vestite più o meno nello stesso modo, il tubino nero, la fa da padrone. Tutte hanno le decolletè di pelle, si muovono e parlano nello stesso modo. Sembrano manichini.
Tutte lodano le opere dell’artista, che a me, francamente , non piacciono punto.
Per un attimo immagino di vedere entrare Beatrice, lei sarebbe sicuramente una voce fuori dal coro, ci sarebbe da divertirsi.
Il fatto è che gira e rigira penso sempre a lei, è una specie di malattia.
<Per guarire non hai che una strada: diglielo>.
Ecco di nuovo quello sputasentenze di mio fratello.
Avrei fatto meglio a tenermi tutto per me, tanto lo so che viaggiamo su lunghezze d’onda differenti.
<E soprattutto molla Eliana, tanto è chiaro che non la ami più>.
Su questo non ha tutti i torti. Ormai stare con lei mi costa, non ho neppure più voglia di farci l’amore, usciamo e io lo faccio come se fosse un male necessario , una medicina cattiva che però devi bere per guarire.
Beatrice o non Beatrice la nostra storia è chiusa.
Glielo dico, sabato sera, dopo averla riportata a casa.
Lei ci resta malissimo.
Naturalmente è piena di dignità. Non piange, non ho mai visto Eliana piangere in effetti, non so nemmeno se ne è capace. Mi guarda in cagnesco e dice.
<Te ne pentirai ma non prenderti il disturbo di venire a dirmelo, non servirebbe>, poi gira i tacchi e se ne va.
Rottura irrimediabile. Eliana non è abituata a perdere, adesso mi odia, ne sono convinto.
<Meglio così, l’algida che si toglie di mezzo è un’occasione irripetibile, un avvenimento da festeggiare. Portami al bar e offrimi un aperitivo, dopo>.
Beatrice trilla.
Perché diavolo gliel’ho detto?
Chissà! Adesso mi tocca pure beccarmi il suo sarcasmo.
<Come si chiama l’altra?>
Mi chiede, un paio d’ore più tardi, al bar, si è già scolata tre aperitivi.
Non mi sono fatto pregare, in fondo mi fa piacere di avere la scusa per stare un po’ con lei.
<Ma quale altra?> mi difendo.
<Tanto a me non la dai a bere, quando un uomo molla la fidanzata puoi giurarci che gatta ci cova. Va bè che per stare con l’algida ci vuole coraggio. Magari sei semplicemente rinsavito>.
Ancora una parola e l’appendo al chiodo.
<Hai finito di sparare scemenze?> la aggredisco.
<Guarda che sto per farti un complimento. In fondo penso che uno come te possa meritarti un po’ più di una gazza impagliata>.
Gazza impagliata? Ma dove va a prenderle certe locuzioni? Le pensa di notte per poi spararle di giorno?
<Lascia perdere, diciamo allora che non sono in vena di complimenti, astieniti pure, che è meglio>.
La guardo in tralice.
<Tu piuttosto>, comincio, in fondo la miglior difesa è l’attacco.
<Ce l’hai un ragazzo? Mi piacerebbe conoscere questa perla>.
<Difficile perché non c’è nessun ragazzo>.
<E come mai?>.
<Diciamo, e te lo dico solo perché sono un po’ brilla dopo il terzo prosecco, che sto vivendo un amore a senso unico>, confida.
Qui la cosa si fa interessante.
<Un amore a senso unico?> chiedo.
<Sì, non so se ti è chiaro il termine, vuoi che ti faccia un disegnino?>.
Sempre dolcissima.
<E chi è il tipo?>.
Butto lì, tanto non mi risponderà.
<Un cretino. E’ evidente. Uno che non capisce un accidenti, che ha le fette di salame sugli occhi, uno come te, insomma>.
La guardo di traverso.
<Ma è possibile che devi sempre offendermi, in un modo o nell’altro? Qual è il tuo problema?>.
<Perché vuoi dire che non sei un cretino?>.
Un cretino? Forse. Magari però sto fraintendendo, anzi, di sicuro.
Riporto il discorso in carreggiata.
<Tu prova a dirglielo>, tento.
<E’ quello che sto facendo, ma tu sei proprio di coccio, in fondo con l’algida stavi a meraviglia, siete della stessa pasta>.
Mi sta offendendo ancora ma non me ne importa un accidenti.
Non posso avere capito male, questa volta.
E allora non dico proprio niente.
La bacio e basta.
Ha un profumo dolciastro che mi dà alla testa.
Di Beatrice non mi piace nemmeno il profumo.
Però lei mi fa impazzire.
E’ scatenata anche quando bacia.
Mai dato un bacio così, mi batte il cuore a mille.
<Sei un cretino, però devo dire che quando baci non sei niente male. Com’è che non sei riuscito a sciogliere l’algida? Oltre che fredda quella è anche idiota>, mi sussurra.
<Taci>, dico, e la bacio ancora.
Devo proprio consigliarle di cambiare profumo, questo è davvero troppo intenso.
Forse non sono proprio innamorato, forse Beatrice non è la donna ideale, ma i nostri ferormoni se la intendono a meraviglia.
Ho voglia di rapirla e portarla via da qui. In fondo siamo in un bar ma è come non ci fosse nessuno intorno.
Ci baciamo come forsennati, sentendoci irrimediabilmente maleducati.
Proprio come l’amore, penso.
Quel vento impetuoso che arriva senza bussare e scompiglia ogni cosa.
Per fortuna.
0 Comments