Nasciamo dall’amore e all’amore torniamo

venerdì, marzo 9, 2018 0 , , , , Permalink 0

Nasciamo dall’amore e all’amore torniamo

Le incontro spesso, lungo la via di casa mia. Camminano sottobraccio, la giovane ha i capelli biondi, un paio d’occhiali e un viso qualunque, di quelli che stenti a ricordare. L’anziana è piccolina, leggermente ricurva e quello che noti di lei, è che cammina a passi brevissimi e vicini, come sincopati. La figlia fatica a controllare l’andatura, deve frenarsi, rallentare, adattarsi alle movenze della madre. Qualche volta le parla, con la voce modulata e paziente. Le guardo e per un attimo vedo un’altra storia: una giovane donna che tiene per mano una bambina, anche lei con i passi incerti di chi comincia a scoprire il mondo e ancora non ha la padronanza piena delle gambette incerte. Anche la donna parla, vuole spiegare la vita. “Lo vedi lassù sull’albero l’uccellino, amore? Senti come canta? Il passerotto fa cip cip”.

Vedo la bimba con la manina stretta a quella della mamma. C’è sempre un che di antico e magico in un bambino che si affida alla madre, c’è la sensazione, che spesso ricercheremo poi nella vita senza trovarla, della sicurezza che ti dà chi sarebbe pronto a buttarsi nel fuoco per te, di chi, per proteggerti, spenderebbe la vita.

Immagino tutto l’amore dato, giorno dopo giorno. I pannolini cambiati, il bagnetto, la pappa con il cucchiaio per aria “arriva un carico pieno pieno di … gnocchi , apri la bocca cucciola mia”. Vedo i quaderni con i compiti, la varicella, le lezioni ripassate, i primi pannolini, per quel sangue che trasforma una bambina in donna. Vedo il vestito comperato per una festa, le torte e i regali di compleanno. Vedo una ragazza ormai grande che saluta e lascia la sua casa, per una nuova dimensione. La vedo imparare a cucinare, svegliarsi accanto al proprio uomo e solo di tanto in tanto, tornare a trovare la madre.

“Mi sei mancata mamma, mi hai fatto la pasta al forno? Come la fai tu, nessuno”.

Mia madre non ha mai saputo cucinare, era una donna di poca dolcezza, che la vita non gliene aveva lasciato il tempo. Poche carezze tra noi e l’ultima è la mia, sul suo viso, mentre va via per sempre.

Noi donne siamo speciali e non solo l’8 di marzo, lo siamo perché diamo la vita e non solo, perché alla vita permettiamo di esistere, riempiendola di amore ogni giorno.

L’anziana madre e la figlia camminano piano, sottobraccio. Anche quando c’è brutto tempo, si nascondono sotto l’ombrello ma non smettono di misurare la via a piccoli passi. Perché la vecchia ha bisogno di camminare, penso, perché se no le sue gambe, in fretta, dimenticherebbero come si fa. Ha bisogno di prendere aria fresca, di alzare gli occhi a vedere gli alberi, e più in su il cielo e gli uccelli che volano … e sì, lo ricorda ancora … fanno cip cip …

 

(nella foto mia madre e mio padre , il giorno delle nozze

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