Io sono così, se vi pare.
E ve lo faccio vedere. Sono così quando mi sveglio, con la felpa pelosa e che tiene tanto caldo, senza trucco e senza inganno. Con gli occhi stropicciati e una criniera di capelli ricci che è davvero difficile domare. Ci ho provato una vita intera, senza successo, se non temporaneo. Soprattutto da ragazza, credo di avere trascorso giornate intere attaccata al phon per lisciare i capelli. Ma io ho la criniera, sono un leone o se preferite una pecora, con tantissima lana soffice sulla testa. Un animale ibrido, qualcosa a mezzo tra la pecora e il leone, ecco sono un pielone (e ci ho messo la i in mezzo perché pelone suona davvero male). Quando avevo 4 anni e mezzo è morto mio padre. Che sfiga! Mia madre, povera donna, doveva lavorare per mantenere me e mia sorella e così Elva che era più grande, è finita in un collegio, e io dai nonni. In un attimo mi sono persa tutta la famiglia. Che sfiga, appunto. Ma i bambini la sfiga non la capiscono, credono semplicemente di essere stati abbandonati e siccome sono autocentrati (pensano cioè che tutto accada in funzione loro), se ne fanno una colpa. Studiare psicologia mi è servito per capire che questo meccanismo corrisponde a: “la ferita dei non amati’. Per una vita, inconsciamente, poiché ritenevo di non essere degna d’amore, ho cercato di farmi amare da tutti. A scuola studiavo come una matta, ero la classica brava bambina. E questo imprinting me lo sono portato dietro negli anni. Poiché sapevo scrivere bene facevo i temi a tutti, c’erano sempre prima gli altri e poi venivo, forse, io. E sì, all’inizio sono stata solo pecora: punto e basta. Ma poi ho capito che non va bene, che se tu ti ritieni l’ultimo della fila lo sarai sempre, gli altri si sentiranno autorizzati a sorpassarti, tanto sanno che tu non protesterai mai. Chi mi conosce sa che c’è stato un periodo della vita in cui anche con mio marito è finita, è stato l’ennesimo abbandono e io ho pensato di non farcela. E un mattino, uno come tanti, esattamente come oggi, mi sono svegliata e mi sono guardata allo specchio. Ho visto i miei capelli ricci e ho capito che dietro la pecora poteva anche esserci un leone, così sono andata a svegliarlo, perché mi dovevo rispetto. Ho iniziato a pensare anche un po’ a me, ho imparato, lentamente, a volermi bene e tutto è tornato a posto. E’ tornato il sole. E così, adesso, che ho tre volte vent’anni, sono finalmente ‘risolta’. Mi sveglio con il sorriso. Certo, quando vado in tv, se ce la faccio, cerco di lisciare i capelli, perché così sono più bella, ma nella vita vera li lascio liberi, perché anche loro siano felici. Ho smesso di mangiarmi le unghie, so che non sfodererò mai gli artigli, perché non è nella mia natura, ma che bello vedere che anche lì ce l’ho fatta, che ci sono sfide che si possono vincere.
Sono una babbiona e badate bene non ditemi che non è vero, perché babbiona per me è una cosa bella, significa non mentire sulla propria età ma vivere nello splendore dei propri anni, cercando di volersi bene. E quindi l’olio sulla pelle, per mantenerla giovane e morbida da accarezzare, e quindi la papaya che mi dà la giusta carica. E che bello guardarsi allo specchio e fare pace con sé: accettarsi per quello che si è, ma lottare per sentirsi al meglio.
Crederci sempre, mollare mai!
Che la vita vi sorrida amici miei, sempre!
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