Il dottor Oriali della Squadra Omicidi disse all’agente: “ Fai passare lo skipper”. Lo aveva fatto attendere per più di un’ora e come pressione psicologica gli sembrava più che sufficiente.
“Si accomodi” gli disse indicando la sedia, di fronte alla sua scrivania, guardandolo appena. “Mi dispiace di averla fatta aspettare”, continuò, efficiente e freddo ma gentile.
“Non importa” l’altro rispose, sulle sue.
“So che lei ha già avuto un colloquio con un collega, dopo la morte del signor Franco Baslini, ma io mi occupo in maniera più approfondita del caso, le indagini sono state affidate a me quindi vorrei pregarla di voler rispondere ad alcune domande”. “Sono qui per questo” l’uomo rispose, senza cordialità.
“Dunque, ricapitolando”, iniziò, “due settimane or sono, esattamente il giorno 22 di febbraio dell’anno 2000 mentre eravate in mare aperto a tre miglia dallo stretto di Gibilterra, il suo amico Franco Baslini è rimasto vittima di un incidente che gli è costato la vita”.
“Esattamente”, Mauro Caroli rispose, prontamente. “Vorrei lei me ne spiegasse la dinamica ma non prima di avermi raccontato del vostro viaggio, parta dall’inizio, mi faccia capire”.
“D’accordo”, l’altro consentì.
“Certamente lei saprà che io sono un uomo di mare, vivo su di una barca a vela di quattordici metri, ancorata nel porto di Lavagna, lì ho anche la mia residenza”.
“Bene” il dottor Oriali assentì, il Caroli evidentemente aveva capito quello che lui desiderava e senza lesinare in particolari gli stava illustrando la situazione. “Lei fa lo skipper di professione, mi vuole spiegare in cosa consiste esattamente il suo lavoro?” domandò.
“In realtà vivo di una piccola rendita, i miei genitori mi hanno lasciato in eredità un paio di appartamenti che io ho affittato, soltanto di tanto in tanto faccio dei charter per arrotondare le mie entrate”.
“Vale a dire?” il dottor Oriali insistè.
“Accompagno persone amanti del mare in crociera lungo il mediterraneo , io evidentemente sono lo skipper, cioè il capitano della barca”.
“E come ha conosciuto i coniugi Baslini, erano suoi clienti?”
“In un certo senso, l’avvocato Franco Baslini aveva da poco preso la patente nautica, era un appassionato della vela, il suo sogno era di fare la traversata dell’oceano, abbiamo pattuito il mio compenso e siamo partiti. La rotta prevedeva una sosta alle isole Canarie un’altra a Capo Verde quindi la traversata fino alla Martinica, purtroppo le cose non sono andate bene”.
“Com’era composto l’equipaggio?” il dottor Oriali domandò.
“A bordo c’eravamo soltanto io, l’avvocato Baslini e sua moglie Anna. Ovviamente la signora non aveva nessun compito, aveva semplicemente seguito il marito in quest’avventura, io e lui invece ci alternavamo al timone ed io avevo anche tracciato le rotte e mi occupavo delle strumentazioni di bordo”.
“Evidentemente qualcosa non ha funzionato”.
Mauro Caroli si passò una mano sulla bocca “già, purtroppo Franco non aveva una grossa preparazione, in realtà la conduzione della barca toccava quasi unicamente a me, avevamo trovato vento forte, il giorno della disgrazia erano quasi quaranta nodi, il mare era mosso, la signora stava in coperta, iniziava a soffrire un po’ anche di mal di mare, probabilmente il nostro viaggio si sarebbe concluso alla prima tappa, se non fosse accaduto l’irreparabile”, scosse il capo.
“Adesso mi racconti dell’incidente” l’altro insisté, finalmente il racconto era giunto al suo clou e non aveva intenzione di mollare.
“L’avvocato Baslini è morto con il capo sfondato dal boma della barca, mi vuole spiegare?”
“Stavamo veleggiando bene quando all’improvviso la direzione del vento è cambiata, abbiamo strambato e il boma ha colpito violentemente Mauro che è finito in acqua”.
“Mi scusi ma lei dovrebbe essere più preciso, faccia conto di parlare con un ignorante che non conosce nulla della vela e si spieghi meglio” il magistrato intimò.
“Il boma è un pennone posto in basso, alla base dell’albero maggiore, quando il vento gira, il boma ruota, qualche volta anche violentemente, se non si sta attenti si può prendere sulla testa, è molto pericoloso, questo è infatti quanto è accaduto a Franco. E’ stato raggiunto alla testa dall’asta ed è volato in mare. Ho capito subito che per lui c’era poco da fare, l’ho visto sparire sott’acqua e ho avvisato subito i soccorsi via radio”.
“Non ha pensato di tuffarsi?”
L’uomo scosse la testa “era impensabile”, disse scuotendo il capo, forse il suo interlocutore non aveva capito bene oppure la sua era una provocazione.
“Avrei dovuto abbandonare la barca con la signora Baslini a bordo mettendo quindi a repentaglio la sua vita e non avrei comunque risolto nulla, eravamo sballottati da onde altissime un secondo dopo essere caduto Franco era già scomparso, inghiottito dall’acqua salsa, il suo corpo è stato ripescato soltanto tre giorni più tardi, trascinato dalla corrente, fortunatamente è andato a incagliarsi in una rete da pesca”, concluse.
“Già proprio una fortuna, il poveretto aveva il cranio letteralmente fracassato, dev’essere stato un colpo tremendo”.
“Sì il boma può anche non perdonare, un uomo di mare non lo dimentica mai, ci sta attentissimo ma, come ho già detto, l’avvocato purtroppo si era soltanto improvvisato marinaio”.
“E sua moglie?” il commissario chiese, guardandolo dritto negli occhi.
“Ovviamente ne ha riportato uno shock terribile, credo non si sia ancora del tutto ripresa, l’ho vista un paio di volte da allora, non credo fosse del tutto convinta di lanciarsi in un’avventura del genere, probabilmente l’ha fatto soltanto per assecondare il marito ma non vedeva l’ora di scendere a terra, ripeto, se no fosse successo quel che è successo, al primo scalo avrebbe abbandonato la nave”.
“E quali erano i rapporti tra voi due?” chiese, a bruciapelo.
“Non comprendo il senso della sua domanda” Mauro Caroli rispose, seccamente.
“Le sue illazioni, se ci sono, non mi piacciono affatto, io ho conosciuto i coniugi Baslini perché cercavano un charter, tutto qui”, continuò, seccamente.
“C’è qualcos’altro che vuole sapere circa la dinamica dell’incidente?” quindi concluse, era evidente che voleva mettere fine a quel penoso interrogatorio
“A quanto pare si è trattato di una tragica fatalità” il magistrato concesse.
“Mi pare ovvio”, il Caroli sottolineò.
Da più di un’ora il dottor Oriali camminava avanti e indietro, sembrava un animale in gabbia, Stefano Parre, il suo attendente, si limitava ad osservarlo. “Questa storia non mi convince” infine l’uomo sbottò. “Quell’uomo è colpevole, ne ha tutta l’aria ed io per certe cose ho fiuto”, sospirò, “ma come posso incastrarlo? Come?” “Perché l’avrebbe fatto?” l’altro chiese. “Per soldi, questa è l’unica cosa certa, le rendite del Caroli sono davvero esigue tant’è che navigava in un mare di debiti. Gli piace la bella vita, vive in un ambiente di gente con i soldi ma è conosciuto come un avventuriero, negli ultimi quattro anni ha già cambiato tre porti, secondo me voleva tentare il colpo, magari conoscere una donna ricca e accasarsi ma questo non è avvenuto. La cosa strana è che pare che negli ultimi tempi gli giri più denaro del previsto, ha acquistato un’automobile, cambiato le vele alla barca”. “E chi gli avrebbe dato i soldi?” l’attendente chiese. Il dottor Oriali allargò le braccia “probabilmente il mandante dell’omicidio, cioè la signora o meglio la vedova Baslini”. “Ha controllato i suoi conti?” “Ovviamente e tutto sembra coincidere. Chiaramente non c’è nessun giro di assegni ma importanti prelievi di denaro in contante di cui ovviamente si sono perse le tracce. I due sono intelligenti, magari il Caroli tiene i soldi nascosti in un gavone della barca o sotto il materasso, astutamente non li ha messi in banca”. “E il movente?” l’altro chiese ancora. Il magistrato gli dedicò uno sguardo clemente quindi spiegò. “La vedova aveva vent’anni meno del marito e adesso è una ricca e giovane ereditiera, mi sembra un motivo più che sufficiente per l’omicidio. L’ho interrogata, non è affatto un osso duro come lo skipper ma per incastrarla mi servirebbe una prova, un indizio qualsiasi ma quale?”
L’idea gli venne un paio di giorni più tardi, era come arrampicarsi sui muri ma da tempo studiava la dinamica dei fatti e quella poteva essere l’unica ‘leva’. Iniziava a far caldo e un giorno nello studio un colpo di vento aveva spalancato la finestra appena socchiusa. “Il vento”, aveva detto a se stesso il magistrato, “il vento è l’assassino innocente del Baslini, bisogna ripartire da lui”.
Telefonò a varie capitanerie di porto, si fece mandare i bollettini nautici, controllò. Il ventidue febbraio in quel tratto di mare e all’ora della disgrazia il vento non arrivava ai venticinque nodi e a direzione costante, certo questo non significava nulla una strambata era comunque possibile ma certo la situazione del vento non era quella descritta dallo skipper. Occorreva bleffare. “Parre” chiamò a gran voce, mi faccia una cortesia, convochi per domani, in prima mattina la signora Baslini” ordinò. Questa forse era l’unica carta da giocare, in ogni caso ci avrebbe provato.
La donna si presentò in orario, vestiva un tailleur rosso che doveva esserle costato una fortuna, sandaletti e borsa, ovviamente erano coordinati.
I capelli erano acconciati secondo i dettami dell’ultima moda in una pettinatura alta e gonfia stile anni ’70.
La fece accomodare quindi con aria confidenziale le disse : “sa signora, difficilmente mi riesce di immaginarla durante una traversata dell’atlantico su di una barca a vela, lei mi sembra più adatta ai salotti bene che alla stia di una barca a vela. “Non me ne parli” lei ammise, modulando la bella voce. “Avevo accondisceso alla ‘trovata’ di mio marito perché lo amavo molto, a lui piaceva che lo assecondassi ed io lo facevo di buon grado ma per me è stata una sofferenza, soffro il mal di mare e quindi rimanevo spesso in coperta, specie quando il vento era troppo forte e la barca ballava”.
“Scusi” il magistrato intervenne “ma di solito chi soffre di nausea preferisce stare sopra, magari nel pozzetto della barca perché lì gli sballottamenti si sentono meno”. “Questo è vero”, lei ammise, “ma non quando c’è troppo vento, allora gli spruzzi del mare investono la barca, si finisce per fare una doccia dietro l’altra”. “Mi parli del giorno della disgrazia, lei cosa fece, davvero non vide nulla?” domandò. “Quel giorno la situazione era impossibile, il vento troppo forte, io per l’appunto ero nella mia cabina, distesa, non mi sono accorta di nulla, purtroppo non posso riferire più di quanto mi è stato detto”.
“Ieri abbiamo formalmente e di fatto arrestato il signor Caroli con l’accusa di omicidio nei confronti dell’avvocato Franco Baslini, suo marito, ne è stata informata?” “Assolutamente no” la donna farfugliò, era impallidita.
“Siamo in possesso di prove inconfutabili tant’è che il Caroli alla fine è crollato, il fatto è che l’uomo insiste nell’indicarla come sua correa nell’omicidio, anzi addirittura la addita come mandante”.
“Questa è una barzelletta” la signora Caroli sbottò, voleva mostrarsi sicura ma la voce le usciva querula. Il dottor Oriali rincarò la dose.
“Il Caroli era sommerso dai debiti, lei gli ha già passato molti soldi in contanti”. “Lei non ha una sola prova di quanto dice, glielo assicuro”, la signora obiettò.
L’uomo si alzò, girò intorno alla scrivania, fissò la donna dritto negli occhi.
“Le ricordo che una sua eventuale e spontanea confessione servirebbe moltissimo ad alleggerire la sua posizione, tant’è che il suo complice ha pensato bene di scendere a miti consigli, in quanto alle prove inconfutabili adesso gliele mostro”.
Tornò alla scrivania, prese i fogli che già aveva preparato.
“Questa è la prima dichiarazione che il Caroli ci ha reso, lo stesso dichiara che il giorno 22 Febbraio c’erano almeno 40 nodi di vento… in realtà i nodi erano a malapena 25 e la direzione degli alisei era costante, questo è il bollettino del giorno della capitaneria di porto, in pratica era quasi calma piatta”, mentì “il vento era insufficiente e la direzione costante non poteva determinare la benché minima strambata!”
La donna tacque, solo il tremito delle sue mani indicava una certa agitazione.
“E questa è la sua confessione, firmata di pugno. Le consiglio di pensare bene a quello che dichiarerà” insisté, “anche perché, come può vedere, il signor Caroli non ha esitato ad addossarle l’intera responsabilità dell’omicidio afferma che lei soltanto ha architettato il piano e che lui è stato costretto ad accondiscendere perché le era già debitore di una discreta somma, la dipinge come una donna dura e spietata e si considera lui stesso una vittima e poiché ha confessato, la sua sarà la sola versione accreditata”.
“Non è vero!” la donna urlò, era già in lacrime.
“Io non ne capisco nulla di vela, barca a vela e strambate, è stato lui, lui ha architettato tutto, io non ero neppure d’accordo, ha fatto tutto lui, mi ha messa di fronte al fatto compiuto con l’intento di ricattarmi, di estorcermi del denaro. L’ho conosciuto a Lavagna, spesso parlavo con lui, mentre mio marito seguiva le lezioni per la patente nautica, purtroppo gli ho confidato che non ero felice. Quel cretino, diceva che il piano era perfetto che nessuno avrebbe potuto obiettare niente e invece!” La donna si appoggiò con i gomiti sulla scrivania, vi affondò il viso, adesso singhiozzava senza ritegno. Non era affatto stato difficile farla crollare, era bastata quella falsa confessione con in calce una firma contraffatta, per indurla a cedere.
Adesso avrebbero convocato anche il Caroli e li avrebbero messi a confronto. Quell’omicidio così ‘perfetto’ non sarebbe comunque rimasto impunito.
Leave a Reply