La vita è un battito di ciglia
Mai detto fu più vero. Immaginate una donna, una madre, che per una emorragia cerebrale entri in coma e poi si ritrovi, cosciente, imprigionata in un corpo immobile. La sua mente è viva ma è murata in un involucro fermo e inutile. Immagino gli spasimi del cuore e la sua voglia di vita e di comunicare, almeno con i figli e il marito. Questa donna si chiama Daniela Gazzano e per entrare in contatto con il mondo usa letteralmente il battito di ciglia.
La sua storia, adesso, è diventata un grande esempio di amore e solidarietà , perché amici e parenti si sono avvicendati al suo letto, interpretando ogni suo battito di ciglia e trasformandolo in una lettera dell’alfabeto. Così, lettera dopo lettera, dopo 116.098 battiti è nato un libro: “Le storie magiche della radura incantata” Salani editore.
Ed ecco cosa scrive Daniela, per spiegare come le è venuta l’idea: “In questo modo lascio qualcosa di me, trasmetto ai miei figli e a tutti i figli del mondo parte del mio spirito, un’immagine di ciò che un genitore dovrebbe tramandare: solide radici per affrontare le vicissitudini della vita, ottimismo e positività per viverla al meglio e un paio d’ali per realizzare i propri sogni”.
Il 23 di agosto del 1995 anche mia madre Ines (66 anni), veniva stroncata da un aneurisma e trasformata in un vegetale. Muoveva solo la testa e gli occhi, ma forse non era presente che a tratti, sta di fatto che non sono riuscita a comunicare con lei. Mai più, fino al giorno in cui è morta: tre mesi più tardi.
Inutile dire che questo fatto mi ha scavato dentro tanto che ci ho scritto due libri (che non ho ancora pubblicato e chissà se e quando pubblicherò).
Avrei voluto fare molto, darmi al volontariato (come gli angeli che giravano in corsia a imboccare gli ammalati), ma presto la vita mi ha portato oltre. Avevo una bimba di due anni e uno di dodici da crescere, un lavoro, una casa da gestire. Daniela, invece, dal suo letto/prigione, sta facendo molto, a partire da un progetto, ‘Casa D’, una struttura in grado di accogliere persone con esiti da coma. Anche parte dei proventi del suo libro, una raccolta di cinque fiabe meravigliose e permeate di poesia, serviranno a favorire la causa.
Vi lascio con un breve brano del libro che appunto, un paio d’anni fa, ho scritto per mia madre:
“Se qualcuno decidesse di staccare la spina dei macchinari che mi tengono in vita, sarei disperata. Perché la vita è vita, sempre, e se da una parte ti toglie, dall’altra ti dà. Cosa diavolo facevo tutto il giorno prima che mi scoppiasse l’aneurisma? Non lo so, di certo non mi fermavo a pensare, non mi sembrava importante. Ero inutile, prima e non ora, perché si comincia a morire quando si mettono a tacere le emozioni e si tira soltanto a campare… Non voglio rimanere a contare i respiri, fino alla fine, ma voglio ritrovare e vivere tutti i momenti che mi hanno lasciata senza fiato”.
Non so se mia madre abbia mai pensato nulla di tutto ciò, ma mi piace credere che, imprigionata in quel letto, abbia avuto modo di rileggere i propri giorni afferrandone il senso. E il mio modo per dirle che le sono grata è vivere la vita che mi ha regalato nel modo più vero, istante dopo istante, come il più grande dei miracoli.
Voglio ringraziare anche Barbara Migotto, che è arrivata fino a me con questo libro … è un essere speciale, una specie di messaggero e mi illudo che non mi abbia parlato a caso di Daniela e non sia per caso che le sue parole siano arrivate al mio cuore.
Siamo tutti parte di un disegno straordinario di cui non conosciamo il senso ma che a tratti ci viene svelato …
E le parole di Daniela, quelle di una madre dedicate ai propri figli mi cantano intorno : “ … ciò che un genitore dovrebbe tramandare: solide radici per affrontare le vicissitudini della vita, ottimismo e positività per viverla al meglio e un paio d’ali per realizzare i propri sogni”.
Grazie, il messaggio è arrivato anche a me … forte e chiaro …
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