L’analisi mi ha salvata

Una delusione d’amore, una persona cara che non c’è più, problemi sul lavoro. In genere si parte da un dolore per accorgersi che il disagio di vivere sta prendendo il sopravvento. Ci sentiamo depressi, angosciati. L’insoddisfazione è costante e allora decidiamo di andare in analisi. E’ un percorso che in molti hanno provato e che può cambiare la vita.

Ecco una  testimonianza in merito.

 

Paola Pitagora, attrice

“A chi me lo chiede dico che se potessi tornare indietro non mi farei più fregare. In analisi bisogna andarci subito, il prima possibile. Invece io ho aspettato molto, troppo. L’ho fatto a cinquant’anni e più perché mi sono trovata a vivere un momento di grandi difficoltà esistenziali : la morte dei miei genitori, qualche ristrettezza economica e, come non bastasse, una crisi sentimentale faticosa. Tutto mi andava storto, in un’età che per una donna è già critica di per sé. Mi sono trovata in un vicolo cieco e mi sono detta : < o mi butto a terra o cerco di capire >. Ho trovato un buon analista e con lui ho iniziato un percorso davvero fruttuoso. Mi ha aiutata ad aprire una botola fondamentale,  cioè una memoria rimossa. E’ stato come rovesciare un secchio, per fare riaffiorare tante cose, alcune anche molto belle, che però consideravo chiuse. Evidentemente non lo erano. Ho rivisto e riascoltato una parte di me travolta dalla vita, che, per qualche oscuro motivo, avevo messo a tacere. E più ne parlavo più stavo bene. Dopo un mese soltanto mi sentivo già come rinata e tutto è migliorato ancor di più con il tempo. Mi sono guardata dentro e ho visto, chiaramente, che per certi versi, e spesso, ero stata il carceriere di me stessa. Mi sentivo come la piccola fiammiferaia : abbandonata. E questo influiva sui miei rapporti interpersonali. A livello sentimentale, per esempio, cercavo sicurezza, cadendo nella dipendenza. Questo mi ha trascinata in circoli viziosi difficili da rompere. Adesso so che per essere felice non ho bisogno di appoggiarmi a nessuno. Ho ritrovato il benessere anche nella mia solitudine. Avevo dentro tante cose, potenzialità di cui non ero cosciente. Era come avere in tasca un miliardo e non sapere di possederlo. La stessa cosa può succedere a un ricco che si sente povero. Ho invertito la rotta e sostituito altri interessi alle proiezioni sentimentali. Lo psicanalista, tra l’altro, ha lavorato molto sul mio modo di essere artista. Io ne avevo paura, consideravo il talento una specie di diversità. Ho imparato invece a non aver paura della mia originalità, anzi, ad andarne fiera E non è tutto. Oggi sono molto più cosciente del mio modo d’essere in toto. Se c’è un virus in arrivo, lo so vedere. So come recepire le difficoltà e come fronteggiarle. Sette anni di analisi mi hanno resa forte . Il risultato è che non sono depressa, né rancorosa o amareggiata. Al contrario mi sento consapevole e innamorata della vita. E non è poco”.

 

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