Per il cuore la morte non è la fine di niente
Avevi 11 anni gambe magre, occhi intelligenti e volitivi, una gran voglia di studiare. Ma tuo padre aveva perso il lavoro perché non aveva voluto prendere la tessera del partito. Così sei andata a lavorare, e quando dopo un mese hai portato a casa la paga e l’hai consegnata a tuo padre, ti sei sentita importante. Se i tuoi fratelli, se la famiglia poteva mangiare, era grazie a te. Così sulle tue piccole spalle di bimba si è poggiato il peso di quattro fratelli. Avevi vent’anni quando hai messo al mondo la tua prima bimba e per tua scelta non hai voluto un anello al dito. Eri una donna di carattere e quello che in seguito sarebbe diventato mio padre, e che ti aveva già resa madre di mia sorella, era un giovane uomo un po’ troppo libertino e maschilista. Avresti deciso di sposarlo solo sei anni più tardi. Dopo due sono nata io e quattro più tardi sei rimasta vedova. Ci hai cresciuto da sola, ti ricordo sempre al lavoro. Il lavoro si è giocato la tua vita. Il tuo destino è sempre stato quello di farti carico degli altri. Avevi 66 anni, un corpo da ragazzina e il sogno di una casetta in campagna, un orto da coltivare, quando ti sei regalata una delle rarissime vacanze. Hai chiuso il negozio, lavorato fino all’ultimo minuto. Poi sei partita per la montagna e non sapevi che non saresti più tornata. “Ci vediamo lunedì”, ti ho detto, ma quando sono venuta da te, in ospedale, quasi non mi hai riconosciuta. Gli occhi erano ancora i tuoi, ma tu dov’eri? Ti hanno operata e sei uscita da quella dannata sala praticamente paralizzata dalla testa in giù. Non potevi più nemmeno parlare. Non ho più sentito la tua voce. Quella voce roca da tabagista, che tanto mi manca.
Mi manchi tu, non solo oggi che tutti pensano alla mamma, ma tutti i giorni della mia vita. Mi manchi perché sei una parte di me, le mie radici, il mio sangue, i miei muscoli, il mio cuore. E’ una parola così dolce e triste, per me, ‘mamma’. Sa di crostate rinsecchite (diciamolo non si mai stata una grande cuoca), di carezze che tra noi non ci sono mai state, perché nessuno ti ha mai insegnato gli abbracci e la tenerezza.
Credevi nel paranormale, in un cielo giusto, che rendesse ai poveri quello che la vita gli ha sempre tolto.
E’ stato così per te? Se così fosse saresti nel più bel paradiso, in una piccola casa tra dolci declivi. Mi piace pensarti lì, amo credere che la mia voce ti possa arrivare, perché, davvero, credo che ‘ti voglio bene’ non ce lo siamo mai dette.
Ma c’era amore in tutti i tuoi gesti e c’è un immenso amore negli occhi dei tuoi nipoti che adoravi e che ti adorano, perché per il cuore la morte non è la fine di niente. Per me, per noi sei ancora viva. Sei dentro di noi. Sei persino negli occhi dei tuoi bisnipoti.
Ciao mamma che il cielo ti sorrida
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